“Ninuccio” – come lo chiamava il suo grande amico Nicolino Camposarcuno - “allora ti aspetto domani alla sala teatro del Convento per le prove!”
Era una grigia domenica di novembre del 1953 - come lo racconta lo stesso Nino in un suo articolo sul Gazzettino - Nino e Gigi come al solito stavano suonando ad una serata nel Convento OMI, “non appena riuscimmo a raggiungere finalmente il finale del brano musicale sentimmo un improvviso scrosciante applauso! Eri tu" - rivolto a Nicolino - "con Giovanni Iammarino, allora Presidente, che in punta di piedi, non visti, vi eravate piazzati dietro a noi, in attesa della fine. Allora Giovanni mi rivolse la parola: Nino, come ben sai, per l'8 dicembre stiamo preparando una rivista d'arte. Poichè è venuto a mancare un attore per motivi di famiglia, te la sentiresti di sostituirlo? [...] Con spirito religioso non mi restò che accettare, più per obbedienza che per convinzione."
Come succede spesso nei grandi talenti iniziati per caso, anche per Nino Iammarino la lunghissima esperienza sui teatri iniziò in quel modo quando aveva poco più che vent’anni e durata fino a qualche anno prima della sua morte. A dare l’opportunità a tante persone del paese di avere esperienze sul teatro, c’era e c’è ancora la “Filodrammatica di Ripalimosani” che oggi porta il nome del suo personaggio più rilevante: Nicolino Camposarcuno.
La Filodrammatica – dagli scritti di Nino - viene fondata nel 1926 su iniziativa dei Padri Oblati di Maria Immacolata da poco insediatisi nel vecchio Convento. Dapprima in formazione esclusivamente maschile e dagli anni '60 in poi come formazione mista, nel corso della sua lunga storia ha messo in scena decine e decine di lavori a partire da molti drammi a forti tinte quali “Le Piastrine”, “La Passione di Cristo”, “Quo Vadis”, “Cristoforo Colombo”, “S. Francesco d’Assisi”, ecc. e, come era nella consuetudine, la serata terminava sempre con l’immancabile farsa ad atto unico interpretata da attori veramente tagliati per la comicità.
Nel corso degli anni la Filodrammatica ha coinvolto intere generazioni di ripesi e non: studenti, professionisti, operai, contadini, artigiani, padri e figli, ed è proprio il caso di Nino che dagli anni ’90 in poi ha fatto appassionare al teatro anche le figlie Pia e Rita ed il genero Maurizio.
Dal 1968, data storica per la Filodrammatica, vengono portate in scena commedie brillanti con la determinante presenza femminile. Fra le commedie che ebbero uno strepitoso successo di pubblico tanto da essere più volte replicate sia a Ripa che fuori, ricordiamo: “E’ lei il Signor Cimasa?” e “Quel simpatico Zio Parroco”. Nella prima commedia Nino interpreta la parte dell’Americano in vacanza, Mr. Carten, e nella seconda, l’isterico Ing. Carlo Ravello: un personaggio indaffarato, sempre al telefono, ansioso, distratto a tal punto che in una scena in testa invece del cappello si mette la borsa!
Dagli anni ’90 la compagnia ripese ha portato in scena quasi prevalentemente le commedie ideate e scritte dallo stesso Nicolino. Sono tre commedie in dialetto ripese basate sui personaggi di “Peppe e Kole”: due simpatici vecchietti che durante una bevuta di buon vino al bar, in un italiano tutto loro, prendono in giro le cose della vita moderna, personaggi questi già ideati dagli anni ’70 e pubblicati sui vari numeri del Gazzettino.
Nel trittico di Nicolino (“Ddemane è natre iorne” del 1993; “U pejese è peccerelle… a gende mormere” del 1994; “A vite è na ffecciate de fenesctre” del 1996), Nino ha interpretato sempre lo stesso personaggio: Giovanni l’Americano. Numerosissime le repliche in tutte le stagioni, sia a Ripa che a Campobasso nel Teatro Savoia, ed in molti paesi molisani, riscuotendo sempre enorme successo.
In tutte le sue interpretazioni, Nino era sempre molto attento alla cura del look che dava al personaggio, non lasciava nulla al caso e le foto sottostanti lo possono dimostrare. In scena era sempre deciso, recitava molto fluidamente e, possedendo una potenza di volume vocale non indifferente, era uno dei pochi che si faceva chiaramente capire anche in mancanza di amplificazioni. Era costretto ad imparare tutto perfettamente a memoria in quanto, avendo qualche problema d’udito, non avrebbe mai potuto seguire il suggeritore. Alle prove sempre puntuale, preciso come un orologio.
Questa è la preziosa eredità lasciata da Nicolino Camposarcuno e Company, un patrimonio culturale ed educativo dove “tra pettegolezzi e ilarità familiari” – scrverà lo stesso Nicolino – “sboccia una verità incontrovertibile: l’amore e l’unità della famiglia quali valori cui nessuno, vecchio o giovane, vuole rinunciare.”
Alcuni suoi articoli riguardanti la Filodrammatica scritti per Il Gazzettino:
Dietro le Quinte (Il Gazzettino 01-11-1956)
Ricordi di vita artistica (Il Gazzettino Agosto 2003 - Lettera a Nicolino Camposarcuno dopo la sua morte)
Dall’album dei ricordi: Papaveri e papere d’un tempo che fu (Il Gazzettino Novembre 2010)
Il quadro/dedica realizzato da Rosaria Cristofaro:
Alcune foto significative della vita teatrale di Nino:
Video Gallery: